Demon Wars: un sequel all’altezza?

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Demon Wars parte dalle ottime basi di Demon Days per costruire un sequel graficamente ineccebile ma con una trama debole e a tratti confusa. Venuto meno lo stupore del primo capitolo, riemerge un fragile scheletro, non in grado di sorregere le grandi aspettative di un pubblico forse troppo ben abituato dai virtuosismi del esordio della saga, scritta da Peach Momoko.

Eccoci nuovamente qui per parlare di Marvel Comics, in particolare di una delle autrici emergenti del panorama della casa delle idee ovvero Peach Momoko. L’autrice infatti riprende il filo rosso tracciato in Demon Days la cui recensione trovate nel link, scrivendone il sequel ovvero Demon Wars. La storia è stata pubblicata da Panini Comics in formato Manga e in formato Artist Edition. Qui trovate la recensione della prima edizione, ovviamente senza spoilers!

Demon Wars!

IL FOLKLORE GIAPPONESE INCONTRA DI NUOVO GLI EROI MARVEL NELLE SPLENDIDE TAVOLE DI PEACH MOMOKO
Dopo avere scoperto di essere la figlia di un Oni, la vita di Mariko è cambiata per sempre. E verrà sconvolta ancor di più dopo la visita di un mondo tra sogno e realtà, popolato da strani esseri: un ragno umano, un samurai vestito di rosso e oro, una strega scarlatta e altri ancora! La pluripremiata autrice Peach Momoko torna a reinventare l’Universo Marvel con una saga fantasy che affonda le radici nei miti giapponesi. 

Luci e ombre

Demon Wars gode sicuramente di tutti i punti di forza del primo “capitolo” della saga. Nuovi protagonisti del cosmo Marvel vengono reintepretati in modo originale da Peach Momoko, riconducendoli spesso alla loro natura “ferale” o se vogliamo al loro totem di riferimento. Tra i protagonisti sicuramente uno Spider -Man, molto Spider e poco Man, un Iron Man e Capitan America in versione samurai e una esteticamente bellissima Scarlet Witch. Molte sono le saghe storiche citate tra cui Civil War e House of M. Le atmosfere sognanti e il richiamo ai miti giapponesi restano coinvolgenti e ricordano le atmosfere di un film del maestro Miyazaki.

Il problema è che rispetto al primo volume manca una certa originalità. Se in Demon Days c’era il senso di stupore e curiosità legato all’origine della protagonista, qui tutto è già stato raccontato. Il mondo magico che si cela dietro il nostro è stato già svelato, dunque fa meno effetto tornarci. Certo la sua varietà nelle creature e nei biomi, sono perfettamente colti dai disegni di Peach Momoko, che si distinguono per le loro linee flessuose e la colorazione acquarellata. Ma forse si è persa un po’ della magia del primo capitolo. Anche la scrittura risulta un po’ più confusa, meno incisiva, con i protagonisti e le vicende meno delineate e chiare. Se l’incipit era interessante con la protagonista non in grado di tornare alla vita “normale” dopo gli eventi del primo volume, lo sviluppo risulta decisamente più discutibile.

Tutto da buttare dunque?

I disegni di Peach Momoko anche in Demon Wars, si dimostrano all’altezza delle aspettative. Lo stile dell’artista è apprezzatissimo in tutto il mondo e il numero di Variant a lei commisionate, lo testimonia. Il fatto che poi Marvel gli abbia affidato testi e disegni di Ultimate X Men, è segno di grande fiducia e riscontro nel pubblico.

Per quanto riguarda la trama Demon Wars nello specifico invece, manca un’idea forte. Certo c’è un motivo per cui Mariko deve tornare nel mondo fantasy che aveva già visitato, ma è poco più che un pretesto. Il fatto che lei debba compiere una scelta a proposito del di chi fidarsi, e il trattamento da reietta che riceve dagli abitanti autoctoni in quanto umana, sono idee interessanti ma di certo non originali e soprattutto non adeguatamente sviluppate. Non è chiaro il suo ruolo in questo mondo fantasy e non viene adeguadamente sviluppata la sua natura Oni. Poi, cosa forse ancora più grave, il personaggio di Scarlet Witch è abbastanza sprecato. Infatti, non se ne capiscono le motivazioni e gli scopi della sua macchinazione, che almeno in teoria, dovrebbe essere il motore della trama. Il tutto si chiude nel momento di massimo climax, in maniera sin troppo drastica. Noi nel frattempo siamo di un sequel, che però partirà su basi ben più fragili di prima. Un vero peccato!

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