Capitan America: Brave New World – Un film godibile

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Capitan America.: Brave New World è un film godibile. Non privo di difetti e con una discrepanza importante tra obiettivi e risultati, soprattutto viste le premesse da grande block buster. Mette molta carne al fuoco, costruisce una storia godibile, schiera un cast di livello, impara da alcuni degli errori dei film precedenti ma pecca di epicità e di un guizzo memorabile. Cresce soprattutto nel finale.

Grazie agli amici di Disney abbiamo avuto modo di vedere, l’attesissimo Capitan America: Brave New World. Il nuovo capitolo del MCU, diretto da Julius Onah vede Anthony Mackie nei panni del nuovo Capitan America. Nel cast pezzi da novanta come Harrison Ford e Giancarlo Esposito. Nell’avvicinarci al film le aspettative erano medio alte, ma per sapere se sono state rispettate o disattese non vi resta che continuare a leggere.

Una breve sinossi

Dopo aver eseguito una missione di successo in Messico, Sam e il suo partner Joaquin alias il nuovo Falcon vengono invitati alla Casa Bianca per incontrare il presidente Thaddeus Ross. Qui, Ross chiede a Sam, il nuovo Capitan America, di ricostituire l’Avengers Initiative. Tuttavia, i due si ritrovano quasi immediatamente su fronti opposti quando si verifica un tentativo di assassinio ai danni del Presidente. Durante un summit, infatti, qualcosa attiva la programmazione da agenti dormienti in alcuni degli ospiti invitati alla Casa Bianca, tra cui l’ex super soldato Isaiah Bradley, per attaccare i leader mondiali. Per rispondere a questo attacco terroristico, ma senza la benedizione di Ross, Sam parte per cercare di risolvere lui stesso questo pericoloso complotto.

Anthony Mackie as Sam Wilson/Captain America in Marvel Studios’ CAPTAIN AMERICA: BRAVE NEW WORLD. Photo by Eli Adé. © 2024 MARVEL.

Le nostre impressioni

Non chiamatelo The Winter Soldier. Ovvero, se fate paragoni con quel capolavoro del genere sarà un raffronto impietoso. Ma Capitan America Brave New World è un film essenzialmente godibile. Dalla sua la Marvel sembrerebbe aver messo da parte alcuni degli errori del passato. Non c’è un politicamente corretto fastidioso, c’è un livello di fan service accettabile e la comicità, è molto circoscritta e funzionicchia senza tuttavia brillare mai.

In generale è un buon prodotto di intrattenimento. C’è un villain come il Capo reso credibile e interessante nelle origini, nelle motivazioni e nell’aspetto fedele ai fumetti, pur rimanendo credibile per un live action. Le sue macchinazioni sono il vero pepe di tutto il film, nella sua capacità di muovere tutti i fili.

Certo è richiesto un certo livello di sospensione dell’incredulità rispetto a certe svolte di trama, ma nulla di esagerato. Fa eccezione qualche scena fuori di testa, con Cap che spara a missili di quinta generazione che viaggiano a 4000 mila kilometri orari, o li trancia con un’ala.

Va detto che, tutta la dinamica dello scontro nel Indopacifico, legata alla crisi geopolitica scatenata dal Capo, è gestita in modo molto da block buster e poco realistica, ma ci si può passare sopra. Il film mette sicuramente molta carne al fuoco, tanti spunti che poi potranno essere ripresi, una rivelazione in particolare ad inizio film. Non è però un mero film di passaggio ma una pellicola con una dignità propria.

Un film godibile

Il nuovo Capitan America non è all’altezza delle ambizioni che si proponeva, ma resta un film godibile. Ha un respiro da block buster ma è un film medio, divertente e godibile ma non clamoroso. Un film che cresce soprattutto nell’ultima parte in cui ha una discreta impennata qualitativa. Ci sono scene d’azione belle, anche se la parte da leone la fa la battaglia finale.

Hulk rosso ruba lo schermo? Si, ma lo si attende fin troppo a lungo per poi bruciare la sua fiamma in un’unica maxi sequenza. Interessante la caratterizzazione data a Cap Sam Wilson, un uomo normale, senza il siero del super soldato che eredita un ruolo il cui peso rischia di schiacciarlo.

Questo film è anche il suo percorso di presa di consapevolezza. Se Steve Rogers era un simbolo Sam Wilson è un uomo comune in cui le persone possono identificarsi, ma il primo che dovrà capire il suo ruolo dovrà essere lo stesso Sam.

Questo quarto capitolo di Capitan America ha una scrittura discreta, nonostante qualche forzatura e il suo essere sbilanciato in quanto ad intensità tra parte centrale e finale. Ha un discreto montaggio, una buona fotografia, buone musiche seppur non memorabili. Una regia di mestiere ma senza particolari guizzi. Una computer grafica promossa, unita ad un ottimo trucco soprattutto nel caso del Capo.

Il film si regge soprattutto sulla fantastica interpretazione dell’immortale Harrison Ford, un Anthony Mackie in palla, un buonissimo Giancarlo Esposito, ma soprattuto il bravissimo Tim Blake Nelson nei panni del Capo. Non pervenuto per quanto ci riguarda il nuovo Falcon, abbastanza leggero e anonimo come personaggio. Bravo invece Carl Lubly, nei panni invece del Capitan America perduto Isaiah Bradley, un ruolo drammatico e non facile che onora.

Il nuovo Capitan America convince?

Si, ma si può fare di meglio. Non è un brutto film, ma non è nemmeno eccezionale. Si lascia guardare, intrattiene, non annoia e a tratti gasa anche. Ma avrebbe avuto bisogno di una marcia in più, anche se aveva il compito non facile di bilanciare una trama solida che allo stesso tempo doveva fornire tanti agganci per i film successivi. Consigliato? Assolutamente sì. Promosso? Si ma è un “bravo ma che non si applica abbastanza”.

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