Volt 1, il mondo nerd raccontato da un robot – Recensione

Luglio 20, 2022

Volt di The Sparker(Stefano Conte) torna in una nuova edizione tankōbon riveduta e corretta per la collana Ramen Burger di saldaPress. I primi capitoli del giovane mecha sono una vera e propria dichiarazione d’amore al mondo del fumetto e a quello nerd in tutte le sue sfaccettature.

LA STORIA

Il vecchio Volt racconta ai suoi nipoti la storia che l’ha reso un Guardiano. Un racconto che comincia mostrandoci come il giovane mecha ha ottenuto il posto di commesso in una fumetteria. Volt non è altro che un robot che sogna di diventare un fumettista. Ma la strada per arrivare a quel sogno è tutt’altro che semplice. Soprattutto se hai una madre con le fattezze di Darth Vader e devi affrontare anche dei bulli che non assecondano le tue passioni.

Diventare commesso in una fumetteria aiuta Volt a scoprire un dei lati di se stesso che non pensava di avere e porta il giovane robot ad incontrare individui curiosi e bizzarri. Lavorare in un negozio di fumetti dovrebbe essere un sogno per un nerd, ma le avventure di Volt dimostrano quanto tutto diventi più complicato quando anche altri nerd sono mossi dalle loro passioni. Il Nerdonomicon, una specie di bibbia per i commessi delle fumetterie, aiuta Volt a superare indenne alcuni dei clienti più assurdi che si siano mai visti, ma è l’arrivo del Panda a far svoltare il giovane mecha.

RIVEDERSI IN UN FUMETTO

La sensazione più bella che mi ha lasciato questo primo volume di Volt è senza dubbio quella di rivedere se stessi e parte della propria vita attraverso un fumetto. Stefano Conte racconta una storia che tanti di noi viviamo quasi quotidianamente. Una storia che unisce la vita reale a quella surreale, un pò quello che fanno gli appassionati di fumetti e gli amanti del mondo nerd in generale.

I racconti di Volt mi hanno portato più volte a ripensare a momenti vissuti in fumetteria, nelle fiere e nei cinema. Ma anche ai tanti discorsi nei gruppi WhatsApp o sulle pagine Facebook, dove i lettori di fumetti tirano fuori il meglio e il peggio di se stessi. Vedendo personaggi come il Mangiaparole, lo Spendipoco, lo Straziaragione o lo Schiattasanti ho immaginato dei momenti reali con le persone reali che ho conosciuto in fumetteria.

Ogni capitolo del volume viene concluso con mini storie come Le cinetiche avventure di Mangaman, Le 108 arti oscure dell’amore materno e le strisce di Che vita di mecha…(episodi surreali e divertenti realmente accaduti in vere fumetterie italiane) e quelle di Noi robot. Delle rubriche che impreziosiscono ancora di più un fumetto che mi ha molto sorpreso e divertito, tanto che non vedo l’ora di leggere il secondo volume che chiude la prima stagione della serie.