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Sono Lillo: prime impressioni sulla nuova serie di Prime Video – Recensione

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Dal 5 gennaio sarà disponibile su Prime Video Sono Lillo, la nuova serie tv dove Lillo Petrollo si cimenta tra realtà e finzione per cercare di uscire dall’ombra di Posaman, personaggio che ha fatto la sua fortuna ma che ora è diventato fin troppo ingombrante. In questi giorni ho avuto l’opportunità di vedere i primi tre episodi della serie in anteprima e ora posso dirvi quali sono state le mie prime impressioni senza spoiler.

PERSONAGGIO INGOMBRANTE

La prima edizione di LOL ci ha regalato Posaman e il tormentone “sono Lillo”. Su queste basi è nata l’idea di questa serie tv che nei suoi primi tre episodi mi ha piacevolmente sorpreso. In tutta sincerità mi aspettavo di trovare qualcosa di più folle e indirizzato verso la risata facile, invece mi sono trovato davanti ad un prodotto che viaggia tra realtà e finzione con tutti i problemi e le situazioni che si vivono nella vita di tutti i giorni.

La trama vede Lillo, un uomo diventato famoso grazie al personaggio di Posaman, vivere un momento di difficoltà generale che lo porta ad interrogarsi sulla sua vita. La sua carriera è messa in ombra dal personaggio di Posaman, unico appiglio rimasto per rimane popolare e lavorare. Questa situazione, oltre alla crisi con la moglie, porta Lillo a cercare altre strade, ma il suo agente(interpretato da un bravissimo Pietro Sermonti) non sembra essere in grado da trovargli altro.

Il povero Lillo deve affrontare anche una crisi matrimoniale dovuta alla sua immaturità. L’uomo ha infatti una vita in cui videogiochi e giochi di ruolo con gli amici sono al primo posto, fino a quando sua moglie non decide di andare via di casa. Da quel momento l’ombra di Posaman diventa ancora più ingombrante, tanto da apparirgli in diverse occasioni.

NON SOLO RISATE

Sono Lillo non solo riesce a far ridere grazie a battute taglienti e personaggi azzeccati, ma riesce anche a mostrare il suo lato più serio senza mai diventare pesante. Una leggerezza che spero di ritrovare anche negli episodi restanti, ma l’inizio è promettente. Ad affiancare Lillo ci sono attori che hanno fatto della risata il loro grido di battaglia e che in punta di piedi mostrano le loro doti senza offuscare il protagonista principale, già alle prese con Posaman.

Paolo Calabresi e Marco Marzocca interpretano due personaggi che gli calzano perfettamente. Il primo è il proprietario di un locale dove si fa cabaret e dove dispensa consigli, decisamente sbagliati, ai comici di passaggio( in questi tre episodi si tratta di Valerio Lundini, Edoardo Ferrario e Emanuela Fanelli) e dove Lillo si rifugia in cerca di conforto tra una citazione e l’altra.

Marzocca guida invece il gruppo di amici con cui Lillo si diverte nei giochi di ruolo, il problema è che la sua leadership l’ha presa un po troppo sul serio, non riuscendo molto a distinguere i veri problemi da quelli del gioco.

In attesa di scoprire come saranno i prossimi episodi si può dire che Sono Lillo funziona. Non ci troviamo di fronte a qualcosa di esagerato, ma sicuramente si tratta di un prodotto che potrebbe avere successo e, chissà, proseguire anche per più stagioni. Anche perchè con l’agente che si ritrova Lillo vuoi che non gli trovi il modo di sfruttare ancora una volta Posaman?

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