Heart Gear è un manga shonen ambientato in un mondo fantascientifico post-apocalittico. Scritta e disegnata da Tsuyoshi Takaki, quest’opera narra del legame tra un’umana e un gear. In Italia è Planet Manga ad occuparsi della sua pubblicazione.
La trama
In un mondo post-apocalittico, popolato da Intelligenze artificiale, un’unica umana, una bambina di nome Roue e un androide di nome Zett, trascorrono una vita all’insegna della semplicità. Un bel giorno però incontrano Chrome, un nuovo e misterioso Gear, privo di qualsivoglia tipo di esperienza e nato da poco, che accoglieranno subito nel proprio nucleo, diventando così, perlomeno all’apparenza, una famiglia felice.
Tuttavia, a scombussolare le vite di questi sarà uno spiacevole incontro con un gear ormai fuori controllo, designato nella storia come “berserker”.
Ad aver generato questo mondo privo di vita sembrerebbe essere stata la terza guerra mondiale: con l’intensificarsi degli scontri, guidati da interessi e profitto personale, i più potenti della terra avrebbero condotto l’essere umano alla sua rovina. I gear sembrerebbero essere gli unici ancora in vita. Tuttavia, essendo passati quasi duecento anni dalla guerra che ha spazzato via gli esseri umani e distrutto le loro civiltà, alcuni di questi hanno avuto non pochi problemi alla propria intelligenza artificiale. Non avendo ricevuto manutenzioni o riparazioni, i loro hardware e software si sarebbero deteriorati a causa del tempo ormai trascorso e dei danni subiti prima, dopo e durante il conflitto. E sono proprio questi gear ad essere definiti nella storia come i cosiddetti “berserker”.
Cast di personaggi
Indubbiamente ad essere vincente è la caratterizzazione dei personaggi. Prima tra tutti Tsuyoshi ci presente Roue: una giovane ragazzina umana provvista di sentimenti ed emozioni, dubbi ed incertezze ma anche tanta spensieratezza. Il quesito con cui si apre l’opera è proprio quello posto da Roue al suo amico gear che, fin dal suo arrivo sulla terra, si è preso cura di lei.
Insomma, è molto chiara e si contraddistingue dagli altri personaggi la sua natura umana. Tuttavia, d’altro canto, è anche evidente quanto alcuni gear siano umanizzati o perlomeno lo diventino col tempo avendo a che fare con Roue. Esempio esemplificativo è proprio Zett il quale, senza saper spiegare a parole il perchè, sente un trasporto emotivo forte nei confronti della piccola. Il suo attaccamento è indubbiamente un tratto umano fondamentale.
Chrome, a suo volta, nel tentativo di costruire una propria individualità, riesce a tracciare quello che è il suo obiettivo. L’aspetto a tratti interessante e a tratti spaventoso di Chrome è che, proprio come un bambino appena nato, egli è praticamente una tabula rasa. Appena nato, in quanto attivato erroneamente dalla piccola Roue, entra a contatto con un mondo tutto nuovo che potrà tanto farlo diventare un grande eroe quanto un grande antagonista.
La storia prende poi la piega di un viaggio, in quanto Roue e Chrome si incammineranno nel mondo alla ricerca di un modo per riportare in vita Zett, il cui corpo è stato distrutto dall’attacco di un berserker.
Sono curiosa soprattutto di sapere come procederanno le relazioni tra i vari personaggi, cosa accadrà a Roue e come si svilupperà ulteriormente Chrome. E, ovviamente, se riusciranno a trovare quello che stanno cercando. Ciò che è certo è che da un viaggio non si torna mai a mani vuoto o senza aver appreso qualcosa. Dunque, cosa troveranno? Cosa apprenderanno?
Intelligenza artificiale ed emozioni: è possibile?
Un aspetto interessante dell’opera è l’indubbio riferimento all’aspetto emotivo di alcune macchine: le emozioni di gioia che Zett prova quando guarda Roue; il sogno di lanciare un razzo di Kidd, la decisione autonoma e non auto imposta di proteggere Roue fatta da Chrome. Insomma, tutti questi sono aspetti che vanno al di là del concetto di “macchine”. Dove si traccia il confine che divide l’umano dal non umano? Possono delle macchine provare emozioni, avere un cuore? Queste domande sono solo alcune di quelle che animano la mente di Roue e, in realtà, anche la mia.
Aspetti riflessivi: manga come introspezione
Ciò che ho amato ed apprezzato di più dell’opera è il suo aspetto introspettivo. Il fatto che ci spinga a riflettere su argomenti alquanto comuni ma talvolta trascurati.
Siamo davvero liberi di scegliere chi essere?
Prima tra tutti è il riferimento alla questione della decisione. Quando Zett fa presente a Chrome che dovrebbe essere lui e sempre lui a scegliere chi essere, cosa diventare e cosa fare, quest’ultimo riflette sul da farsi e si pone il fatidico quesito.
“Dovrei decidere da solo…? Chissà se è possibile una cosa simile…”
Ma è davvero possibile una cosa del genere? E’ davvero possibile scegliere da soli, senza farsi influenzare dagli altri? Tutta la nostra vita ruota intorno ad altre persone. Nasciamo e cresciamo in un contesto in cui ci insegnano come comportarci, come agire e anche cosa dire. Ci sviluppiamo in riferimento ad altri, in quanto animali sociali. E quando Chrome si è posto questo quesito è stato quasi come se un essere umano se lo stesso ponendo, anche se forse nella storia ci si riferiva al fatto che i gear nascano con una propensione pre impostata che a lui non era stata data, motivo per cui è chiamato a scegliere chi diventare.
Il sogno come mezzo per vivere
Altro momento che ho adorato all’interno del manga è stato il discorso sui sogni fatto da Kidd, personaggio alquanto interessante che spero avremo modo di rivedere ed approfondire nei prossimi volumi.
“Ma che dici, è ovvio, no? Si tratta del nostro sogno.”
“Sogno?”
“Si, sogno. Non è un programma di base né una missione che ti viene affidata. Inoltre, non è una roba che puoi trovare se te ne stai a panciolle e basta. Però quando la trovi non è nemmeno detto che riuscirai a realizzarlo, anche se vivi dando il massimo. Spesso le cose non vanno come vuoi, ti fanno arrabbiare e soffri ma una volta che hai un sogno non puoi fermarti, né vuoi se è per questo. E’ una vera e propria seccatura. Eppure… non so spiegartelo bene, solo che quando hai un sogno senti davvero di essere vivo!”
Il sogno come vita, quanta bellezza e quanta verità in poche parole. Questi sono i manga che preferisco, quelli che ti lasciano qualcosa: che ti fanno porre delle domande e stimolano il pensiero riflessivo. Per non parlare dei disegni, delicatissimi in alcuni punti e fortissimi in altri, tesi a tracciare i due punti di forza del manga: l’azione e la sensiblità.
Conclusioni
Heart Gear, dunque, è un manga shonen sicuramente caratterizzato da una forte componente d’azione: combattimenti misti a riflessioni ci fanno assaporare la trama in maniera autentica e decisa. I personaggi sono super convincenti: ognuno incarna un proprio ruolo e lo fa in maniera semplice ma efficiente. La trama si è dimostrata già grandiosa attraverso questo primo volume e sono sicura non farà che migliorare. Non le manca di certo del potenziale, anzi, con tutti i quesiti irrisolti che si porta dietro, non fa che incuriosire circa quello che accadrà ai nostri protagonisti. Insomma, cari amici lettori, leggete Heart Gear. Sono convinta che non ve ne pentirete!