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Indiana Jones e il quadrante del destino è un addio dolce amaro – Recensione

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(L-R): Helena (Phoebe Waller-Bridge) and Indiana Jones (Harrison Ford) in Lucasfilm's INDIANA JONES AND THE DIAL OF DESTINY. ©2023 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

Dopo un quarto capitolo ampiamente insufficiente, la saga di Indiana Jones cerca di riscattarsi e di dare un degno saluto ai fan. L’operazione riesce a meta, perchè Indiana Jones e il quadrante del destino è sicuramente migliore del regno del teschio di cristallo, ma decisamente lontano dalle vette toccate dai primi tre, memorabili, capitoli. Ve ne parlo in questa recensione senza spoiler.

INIZIO SOPORIFERO

I più attenti avranno notato che il logo di questo sito riporta i caratteri di Indiana Jones, quindi non posso nascondere il mio amore per questa saga e per il personaggio interpretato da Harrison Ford. Proprio per questo ho sofferto parecchio quando vidi Il teschio di Cristallo e non avevo particolari aspettative per questo nuovo finale.

La prima parte del film non ha di certo aiutato a ritrovare l’entusiasmo, anche perchè l’ho trovata davvero soporifera. Ero quasi scoraggiato, ma poi il film comincia ad avere dei sussulti che mi hanno ricordato anche i tempi migliori, peccato che nel mezzo ci si ritrovi ancora una volta una serie di cadute che non riescono a riportare completamente la pellicola sulla retta via.

James Mangold ce la metta tutta per far sì che funzioni, ma la sua regia non basta, perchè il solo Harrison Ford non può reggere ancora una volta il peso di una sceneggiatura traballante che si avventura in una strada pericolosissima come quella dei viaggi nel tempo. Evidentemente la lezione del quarto capitolo non è servita a nessuno.

FINALE EMOZIONANTE

Tra le cose positive, oltre ad Harrison Ford, c’è anche l’interpretazione di Mads Mikkelsen nei panni di un nazista voglioso di cambiare la storia. Anche il finale, che ovviamente non vi racconterò, merita un plauso per essere riuscito ad emozionare senza forzare la mano. E’ bastato mettere le cose al punto giusto per far scendere la lacrimuccia.

Purtroppo non ho per nulla apprezzato la parte di Phoebe Waller-Bridge nel ruolo di Helena Shaw, la figlioccia di Indy. Troppo stereotipata e troppo “estranea” alle atmosfere che ho sempre respirato in questa saga.

Indiana Jones (Harrison Ford) in Lucasfilm’s IJ5. ©2022 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

UNA TRAMA CHE NON REGGE PIENAMENTE

La storia è ambientata nel 1969, nel periodo in cui lla corsa allo spazio la fa da padrone. Gli Stati Uniti d’America sembra abbiano reclutato ex nazisti per aiutare a battere l’Unione Sovietica nella corsa allo spazio. Indiana Jones si ritrova improvvisamente costretto a provare a fermare la nuova avanzata nazista insieme alla sua figlioccia Helena.

La parte iniziale di questo film ci riporta indietro di parecchi anni e ci mostra, come visto nel trailer, un Harrison Ford ringiovanito insieme ad altri attori che rivedremo poi nel presente. Una scelta coraggiosa che è stata ripagata dalla buona computer grafica, ma che poteva essere molto più breve e concisa, perchè la prima parte del film è la cosa più noiosa vista in un film di Indiana Jones.

CONSIDERAZIONI FINALI

Nonostante i tanti difetti, l’ultima avventura strappa la sufficienza e ha il merito di aver dato ad Indiana Jones un finale più in linea con la sua fama. Il tempo passa per tutti, anche per il nostro eroe, e non si può tornare indietro… o forse sì.

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