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KINGDOM OF RUIN: FRA SACRIFICIO E VENDETTA-recensione

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“NON RIESCO PIù A SOPPORTARE DI NON POTERTI PROTEGGERE”

copertina vol. 1 di Kingdom of ruin, edito da Saldapress.

TRAMA IN BREVE:

in un mondo in cui le streghe, con la loro magia, assistono gli uomini per volere divino, l’umanità scopre la tecnologia e pensa dunque che sia giusto sterminarle.

RECENSIONE:

Kingdom of ruin è un’opera che fa paura.
Fa paura perché è crudele, spietata e terribilmente attuale.

Apre la testa dell’essere umano in due, ne espone il cervello e ci mostra come funziona.

L’eterna battaglia fra scienza e non scienza è solo un pretesto per parlarci del modo in cui gli uomini hanno sempre agito nel corso della storia.

Le scene all’interno sono crude, un boccone terribilmente amaro da mandare giù, ma da qualche parte nel mondo qualcuno quelle stesse violenze e umiliazioni le sta subendo proprio ora.

Adonis, in questa narrazione, diventa il prodotto della sua società.
Un ammasso di odio ambulante che si muove, traumatizzato dal dolore, incapace di concepire altro al di fuori del classico “occhio per occhio”.

Ma è allo stesso tempo l’amore a mantenerlo lucido, a portarlo a compiere scelte più ponderate di quanto non ci si aspetti.

Il conflitto che vive e che ha interiorizzato lo rende instabile, certamente, ma non folle.

Esattamente come gli altri personaggi, Adonis non è nient’altro che il risultato di un’ equazione e, quando l’autore ci consente di entrare nella sua mente, è difficile dargli torto.

Diventa difficile prendere le distanze: farlo, significherebbe stare dall’altra parte della barricata.

E non so quale scenario sia peggiore in Kingdom of ruin.

CONSIDERAZIONI FINALI:

Considerazioni finali:

Quando mi spiegarono la teoria dell’incoscio di Freud utilizzarono l’immagine dell iceberg.
La parte conscia è ciò che di quel bestione di ghiaccio emerge dall’acqua.
L’inconscio, tutto ciò che realmente è, nascosto sotto la superficie.

Kingdom of ruin è così.
All’apparenza una mera storia di vendetta, ma, nel profondo, una storia che parla di genocidio, dell’arroganza dell’uomo, della sua sete di controllo, di potere, e di razzismo.

Quella che ci ritroviamo fra le mani non è semplicemente una storiella che ci racconta di un antieroe che vuole farsi giustizia privata, ma un’opera che, attraverso la lente di Adonis, ci parla della crudeltà dell’essere umano, senza concederci tregua.

Ci rammenta come, da sempre, gli uomini si controllino attraverso regimi di paura, quella del diverso soprattutto.

Si cerca sempre un capro espiatorio, il nemico da sconfiggere, così da poter promettere al popolo una soluzione, la salvezza, perché siamo noi quelli giusti, quelli forti, quelli che “possono”.

Kingdom of ruin diventa così una di quelle letture che porta con sè un’ infinità di spunti interessantissimi a livello psicologico e sociologico, rendendo indispensabile una sua analisi un po’ più approfondita al fine di comprenderlo nella sua interezza.

importanti figure del settore come Claude Lèvi-Strauss e Zigmunt Bauman hanno profumatamente analizzato e studiato i fenomeni sopra citati, che oggi noi ritroviamo esposti in un manga che, in un mondo fantastico, si costruisce come la nostra realtà, dandoci un’importante occasione di analizzarla dall’esterno, come spettatori, per osservarne limiti, difetti, pregi.

Ringrazio infinitamente Saldapress per averci omaggiati del bundle contenente i primi due volumi di Kingdom of ruin e il poster (una chicca meravigliosa da tenere in collezione) perchè recensire un’opera così pregna di messaggi non è semplice ed io spero di essere riuscita a fare comunque un lavoretto degno con le mie parole.

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